<<Cosa devo fare, dimmelo,
cosa devo fare ora…>>.
Muta domanda. Le parole uscivano
dalla bocca di Andrè e si spargevano nell'aria. Nessuna risposta.
L'uomo si attaccò come
un disperato alla bottiglia di brandy, l'unica vera consolazione al quel
suo dolore lacerante che lo tormentava.
<<Cosa devo fare ora….Me
ne andrei se solo avessi il coraggio di farlo. Ma mi sarebbe impossibile
non poterti più vedere. Mi manchi già adesso, mi sei indispensabile
come l'aria che respiro…mi sarebbe più facile morire…>>
Aveva preso per un attimo in
considerazione l'idea di andare via, lontano, ricostruirsi una vita, non
sapeva come, ma doveva farlo…doveva…che sciocchezza!! L'unica cosa che
doveva fare era starle vicino come sempre. E sarebbe stata la cosa che
avrebbe fatto.
Un ultimo sorso….il brandy
gli scivolò giù per la gola, infiammandogli lo stomaco. Alzò
lo sguardo, il sole stava tramontando..il sole…Sarebbe venuto presto un
giorno in cui non avrebbe più rivisto lo spettacolo del tramonto.
Non avrebbe più visto niente, non sarebbe più stato in grado
di vedere Oscar…
<<Quel giorno mi ucciderò…>>
Non voleva vivere col buio totale attorno, avendo perso anche la possibilità
guardarla in volto.
Poi si diede dello sciocco.
La morte non era la giusta soluzione ai suoi guai. Poco tempo prima un
uomo l'aveva messo in guardia: <<stai perdendo anche l'unico occhio
sano per lei>> gli aveva detto.
Non c'erano dubbi, lui avrebbe
sicuramente sacrificato il suo unico legame visivo col mondo per amor suo.
Ma che poteva fare? Aveva combattuto
una vita al suo fianco, cercando di farle comprendere lo sbaglio che stava
commettendo. Era stato muto testimone del suo amore per l'amante della
Regina. Lei non se n'era mai accorta, ma lui aveva pianto calde lacrime:
per se stesso e per la sua Oscar. Lo struggeva il vederla tormentarsi per
un uomo che non era in grado di contraccambiarla.
Aveva maledetto il Conte di
Fersen per il male che le stava facendo, e che stava facendo a lui.
<<Si vive per anni accanto
ad un essere umano senza vederlo, poi senza rendersene conto, qualcosa
si rompe, una diga tra le acque, e tutto quello che hai sempre provato
si riversa su te stesso, senza che tu te ne possa accorgere, se la soluzione
fosse stata la fuga, io sarei fuggito da te tanto tempo fa…>> pensò.
Per anni lui l'aveva
seguita, protetta e amata. Ma non aveva mai voluto ammetterlo con se stesso.
Oscar non era una donna di cui innamorarsi, si era detto. Ma era successo.
Da anni lui l'amava in silenzio, da anni reprimeva tutti i suoi sentimenti
per lei. Ora questi sentimenti gli urlavano dentro, gli premevano lo stomaco,
ogni volta che apriva la bocca aveva paura che qualcosa ne uscisse, una
parola di troppo forse.
Era diventato taciturno, rispondeva
a malapena alle domande che gli venivano poste.
<<Guardami Oscar, guarda
l'uomo che sono diventato per te>>
Si alzò in piedi e barcollante
si diresse verso il suo cavallo. Con fatica montò in sella e lo
spronò verso casa.
Il sole era ormai quasi scomparso
dietro la collina. Un altro giorno era passato senza che lui l'avesse vissuto.
<<Ma quand'è che
potrò vivere!!!!>> Urlò. Solo il vento era testimone di questo
suo sfogo.
I sui pensieri ormai erano
fissi su lei. Aveva frequentato altre donne, con la speranza di poterla
dimenticare, ma invano. Il senso di frustrazione che lo attanagliava dopo
aver passato la notte in compagnia di una prostituta, era pari solo al
suo senso di solitudine. Blanda consolazione riceveva in quei momenti.
Il corpo era soddisfatto ma la mente e il cuore urlavano lo strazio che
si portava dietro.
Non poteva continuare così.
Il cavallo intanto aveva raggiunto
casa. Per fortuna l'animale conosceva la strada per arrivare a casa Jarjayes
senza che lui lo guidasse, perché altrimenti chissà dove
sarebbe finito.
Mestamente lo chiuse, con movimenti
ormai dettati dall'abitudine e si diresse in casa.
La trovò nel salottino,
seduta in poltrona, come sempre. Sembrava lo stesse aspettando. Gli occhi
chiusi e in una mano a penzoloni a tenere ancora un bicchiere ora vuoto.
A quella vista sembrava addormentata.
Andrè osservò
la sua amata Oscar in silenzio. <<Dio come ti amo….>>, il bagliore
del camino illuminava il volto della donna assopita, mille riflessi dorati
la facevano assomigliare ad un angelo.
<<Tu non si un angelo,
Oscar, tu sei un demonio>>. Il respiro di Andrè si fece più
intenso mentre guardava con bramosia quel volto che avrebbe voluto tanto
baciare.
Si avvicinò alla ragazza
che non si accorse di nulla. Lo scoppiettio del fuoco nel camino faceva
da sottofondo alla scena. Andrè si appoggiò allo schienale
della poltrona e guardò Oscar dal di sopra.
Mille desideri gli imperlavano
la mente. Lei era sempre assopita, non si accorgeva che lui la stava osservando.
La sua bocca era impercettibilmente
aperta e sembrava veramente che dormisse, il suo respiro era regolare e
ritmico, in contrasto con quello affannoso di Andrè.
<<Oscar, mio demonio,
ormai sono preda della tua magia…>>, le sussurrò queste parole a
fior di labbra, prima di perdere ogni esitazione e sfiorargliele con un
tocco leggero delle proprie. Quel leggerissimo contatto gli provocò
un'ondata di emozioni fortissime. Aveva baciato molte altre donne e anche
più profondamente di così, ma quella volta era come se un
incendio gli si sprigionasse dentro.
Oscar non reagiva, non si accorgeva
di quella scena di cui lei era attrice principale.
Andrè non riusciva a
staccare le labbra dalle sue e spinto da un'audacia non propria, prese
a percorrerle la scollatura della camicia con la mano. Brevi, intensi tocchi
delle dita, dal collo fino al limite dell'apertura del tessuto.
Il suo respiro, dapprima affannoso,
ora era un sibilo, tanta era la paura che si potesse destare e potesse
rompere quel meraviglioso incanto.
Ma lei non rispondeva, non
reagiva. Dormiva, forse sognava, sognava il Conte di Fersen.
Andrè fu preso da un
moto di gelosia. <<Non puoi Oscar, tu dovresti appartenere a me>>,
così dicendo, con dita tremati le aprì il primo bottone della
camicetta. Piccola apertura, ma sufficiente perché vi potesse infilare
la mano.
Le curve che sentì sotto
le sue dita lo fecero trasalire. Il corpo della sua amata Oscar era ora
sotto le sue mani. Sapeva di doversi fermare per tempo, ma non riusciva
a staccare il palmo della mano dal suo seno.
Era come se una scossa elettrica
gli percorresse il corpo, una sensazione fantastica a cui non voleva per
nessuna ragione rinunciare.
Avvicinò nuovamente
la sua bocca alle labbra della ragazza e questa volta premette con più
forza, tanto che Oscar aprì gli occhi. Era tardi per staccarsi,
lui l'abbracciò e rimase fermo così per un tempo indefinibile.
Lei non reagì subito,
rimase ferma, immobile e quando dopo qualche minuto si scostò da
lui. gli rivelò: <<Andrè….non stavo dormendo….>>, con
la voce profondamente roca.
<<Oscar….io….ti voglio,
ti desidero, mi sei indispensabile come l'aria>>.
Lei abbassò lo sguardo,
la sua camicetta era aperta ed era chiaro che ormai lui non aveva più
segreti per lei.
<<Non…non…posso fermarmi
ora>>
Lei sbarrò gli occhi
e lo osservò con aria impaurita. <<Non avrei dovuto fare quello
che ho fatto, mi spiace Oscar, ma non posso fermarmi ora, l'amore e il
desiderio che ho di te mi fanno impazzire>>.
Lei non rispose ma rimase a
fissarlo con occhi spaventati. Non aveva reagito prima e non reagiva ora.
Non sapeva neppure lei ciò
che le stava succedendo, il suo corpo però rispondeva ad una muta
richiesta, ad un muto comportamento. Lentamente riprese la mano dell'uomo,
quella mano che fino a quel momento aveva esplorato il suo corpo non trovando
ostacoli.
Ne baciò il palmo. Un
tocco che infiammò il ragazzo.
Si sentì spronato a
continuare. La sollevò con facilità dalla poltrona
e la prese in braccio.
<<Andrè, questa
notte è tua, non conosco il domani, ma questa notte è tua>>.
Così dicendo nascose
il viso nell'incavo della sua spalla e si fece portare lentamente in camera.
Vittime entrambi del desiderio.
Entrambi vogliosi di donare e donarsi piacere e nient'altro.
Il futuro non era dato loro
di saperlo, solo il presente contava.
Il destino gioca strani scherzi,
quando meno te l'aspetti può cambiare.
Vittime o padroni di esso?
Al momento nessuno dei due
ci pensava. La notte era tutta loro, il domani chissà…